GLI INDIZI DELLE FONTI LETTERARIE E
STORICHE
Il luogo
della battaglia di Canne
Nella
pagina dedicata allo schieramento degli eserciti si è concluso che la battaglia
di Canne si è svolta sulla riva destra del fiume Fortore, in uno dei suoi
quattro tratti [c,
e, g, i] orientati da Sud a
Nord.
Per
individuare l’unico tratto della riva del fiume su cui è avvenuta la battaglia
basta analizzare i profili trasversali dei quattro tratti individuati e
verificare la loro corrispondenza con le indicazioni delle fonti sia in merito
agli spazi richiesti per lo schieramento (una larghezza della riva almeno pari
a 500 m. circa), sia con riguardo alla morfologia del luogo che deve risultare
pianeggiante e circondato da valli e da monti.
Infatti:
LIVIO - Libro XXV, CAP. XII: La prima profezia vaticinava il disastro di Canne pressappoco con
queste parole: "O discendente dai Troiani, fuggi il fiume Canna, perché
gente straniera non ti costringa a venire a battaglia nella pianura di Diomede. Tuttavia tu non mi crederai,
finché non avrai riempito di sangue la pianura,
finché il fiume non porterà dalla terra feconda al vasto mare molte migliaia di
tuoi morti; la tua carne deve diventare cibo per i pesci, per gli uccelli, per
le fiere che popolano le terre". E quelli che avevano militato in quei
luoghi riconoscevano i campi di Diomede di Argo e il fiume Canna, così come riconoscevano il disastro stesso.
APPIANO - Libro VII,XX:
Annibale
considerando primieramente come sul mezzo giorno spirava per ordinario in quei
luoghi un euro procelloso, prese un tal verso ove alle spalle gli fosse quel
vento. Di poi su per
un monte arborato e vallicoso mise in agguato soldati leggieri e a cavallo, con ordine che
venuti gli eserciti alle mani, e sorto il vento, uscissero alle spalle dei
nemici.
APPIANO - Libro VII,XXII:
Intanto altre
schiere africane, simulando fuggirsene ai monti,
davan grandissimi gli urli.
PLUTARCO – VITE PARALLELE, Fabio Massimo, 16. In
quella battaglia Annibale si servì di due accorgimenti strategici. Il Primo fu
di scegliere il luogo dello scontro facendo in modo che i suoi soldati avessero
alle spalle il vento, che si era scatenato simile a un turbine infocato e,
sollevando dalla pianura piatta e sabbiosa un
acre polverone al di sopra dello schieramento cartaginese, lo spingeva contro i
Romani e li colpiva in pieno viso costringendoli a voltarsi e a scompaginare le
loro file.
PLUTARCO – VITE PARALLELE, Fabio Massimo, 15. … ma Annibale, dopo aver
comandato ai suoi di prendere le armi, a cavallo con pochi uomini a suo
seguito, salì su un piccolo poggio per osservare i nemici che
già stavano prendendo i loro posti nelle file. … Questo motto di spirito
inaspettato li fece ridere tutti ed essi, scendendo dal poggio, lo
riferirono a quelli che a mano a mano incontravano, così che molti ne risero di
cuore e nemmeno quelli della scorta di Annibale poterono trattenere la loro
ilarità.
SILIO ITALICO - LIBRO VIII,349: Così mossi da diversi pensieri muovono i
condottieri e già il Fenicio occupa le terre indicategli dalla Dea e si prepara
a battaglia nei piani
dell'Etolia.
SILIO ITALICO - LIBRO IX,300: Gli immortali si posero chi sulla cima dei vicini monti chi sulle alte nubi attendendo
la battaglia. Il cielo rimase solitario.
SILIO ITALICO - LIBRO IX,466: La Dea divelta dal vicino monte un'enorme pietra l'avventa spietatamente contro il Dio onde al
fracasso che rimbomba lontano tremano le spiagge di Sasone.
SILIO ITALICO - LIBRO X,524: [Annibale] Cosi disse e comandò che allo splendore dell'aurora
del giorno seguente si desse sepoltura ai compagni morti e si inalzasse alto un
mucchio di armi e si incendiasse in onore di Marte. Frettolosi, sebbene
stanchi, i Fenici obbediscono. Si disperdono intorno ad abbattere i boschi e sui colli frondosi si odono risuonare i colpi
delle asce e cadono recisi dalle braccia vigorose roveri e pioppi alti dalle bianche fronde ed elci piantati nelle antiche età,
si abbattono insieme querce
e cipressi che ombreggiano mesti le
tombe. E tutti gareggiando (pietoso ufficio ed inutile ai morti) innalzano
quindi i funebri roghi fin quando Apollo tuffati i cavalli anelanti nelle
tartessie acque disparve dal cielo e dietro il suo carro salì la notte con le profonde
ombre. Non appena i primi fulgori fetontei riscintillarono ed ogni cosa riebbe
il suo colore, arsero le fiamme ed i corpi stillanti putredine bruciarono in
terra nemica.
Risulta evidente dalle descrizioni delle fonti che il luogo
della battaglia di Canne denominato pianura di Diomede, campi
di Diomede di Argo
o piani dell’Etolia è una pianura piatta e sabbiosa circondata da monti vicini, da un monte arborato e vallicoso, da un piccolo poggio e da colli frondosi. Intorno a tale luogo
esistevano dei boschi con alberi di roveri, pioppi, elci, querce e cipressi che
furono utilizzati per realizzare i roghi funebri dei circa 7000 cartaginesi
caduti in battaglia. Tale indicazione è di fondamentale importanza per la
conferma archeologica perché ciò significa che nella zona della battaglia non
si troveranno gli scheletri dei cartaginesi ma soltanto i resti delle loro
ceneri prodotte mediante il rito dell’incinerazione. Si troveranno pertanto
soltanto i cosiddetti “ustrini” ossia i luoghi in cui venivano cremati i
cadaveri. In generi tali resti vengono sistemati in urne cinerarie di
terracotta e sepolti in gruppo. Per i cadaveri romani nulla dicono le fonti.
Soltanto il cadavere del console Lucio Paolo Emilio fu cremato e sepolto da
Annibale. Probabilmente anche i Romani giunti sul luogo parecchi giorni dopo la
battaglia cremarono i loro cadaveri per l’avanzato stato di decomposizione.
A questo punto possiamo analizzare i profili della riva
destra del Fortore illustrati nella seguente figura:
Si può
osservare immediatamente che i tratti “e”, “g” ed “i” non possiedono
una riva pianeggiante sufficientemente larga per consentire lo schieramento
degli eserciti (soltanto 200 m. per i tratti “e”
ed “i” e niente per il tratto “g” che finisce a punta nel fiume Fortore), mentre l’unico
tratto possibile, con una riva pianeggiante larga circa 600 m., è il tratto “c” del fiume Fortore che va dal Ponte 13 Archi alla confluenza
con il Torrente Cigno, nella località attualmente denominata Ischia Rotonda nel
Subappennino Dauno Settentrionale, in provincia di Foggia.
La zona
è praticamente identica alla ricostruzione del luogo pubblicata sulla rivista
“Storia e dossier”, anno II, maggio 1987, n. 7, pag. 10 (la vista è da
Sud-Ovest):
In
conclusione: il
luogo della battaglia di Canne coincide con l’odierna località denominata
Ischia Rotonda: un’area pianeggiante di forma rettangolare (600x1000 m) posta
sulla riva destra del fiume Fortore, con l’asse maggiore orientato da Sud a
Nord.
Sulle mappe dell’I.G.M. (Istituto Geografico Militare) al
25000 è stata ricostruita l’ubicazione degli accampamenti e del luogo della
battaglia nel modo seguente:
1 – Accampamento maggiore romano
sulla riva sinistra (Piano
Iscarami)
2 – Accampamento minore romano
sulla riva destra (Pezza
della Corte e Pezza del Mulino)
3 – Accampamento cartaginese
sulla riva sinistra (Rendine)
4 – La piana della battaglia di
Canne (Ischia
Rotonda)
5 – Guado sul fiume Fortore
Attualmente la zona dell’Ischia Rotonda è completamente
coperta dalle acque del lago di Occhito, ma ecco come si presentava qualche
anno fa vista da Carlantino:
Se da un lato il lago di Occhito rende inaccessibile la zona,
dall’altro l’azione erosiva delle sue acque esercitata sulle rive ha portato
alla luce i cosiddetti ustrini con parecchie urne cinerarie oggi conservate al
deposito archeologico di Carlantino. I resti contenuti nelle urne (ossa, ceneri
e carboni) saranno sottoposti a breve a prove di laboratorio sia per accertare
la data di origine sia per determinare la specie vegetale dei carboni presenti.
Se questi dati coincideranno con quelli indicati dalle fonti storiche (III sec.
a.C. e specie vegetali indicate da Silio Italico) avremo una delle verifiche
archeologiche più evidenti dell’avvenimento storico più famoso.
Resta ancora da individuare la rocca di Canne descritta da
Polibio, per fortuna ancora integra, ma questa costituirà l’oggetto finale
della ricerca che sarà trattato nella pagina successiva “La rocca di Canne”.